Monica Candussio - GRAPPE DISTILLERIA

Monovitigni Distilleria Aquileia

E’ difficile immaginare ciò che transita nel cuore di un uomo che si ferma a meditare nella sua fabbrica di spiriti, che guarda i sui legni lavorare per portare a termine il delicatissimo compito affidato loro. Far nascere affascinanti seduttrici.

In queste righe si descrive Alessandro Comar, l’arte della Distilleria Aquileia.
Incontrai Alessandro Comar anni fa, iniziai a progettare su sua richiesta le etichette per “The spirit of passion” e “The young Spirit”.
Dicembre dell’anno 2001, una serata fredda e stellata, ricevetti verso le 20.00 una chiamata.
Era Comar, mi chiedeva di andare in terrazzo e rivolgere lo sguardo al cielo, mi disse: guarda le stelle osserva la luna, io vorrei questo nell’etichetta di “The spirit of Passion”.
Chiusi la chiamata e compresi che le aspettative di quel produttore andavano al di là di un concetto di mercato, di vendita, d’immagine comunicativa.
La capacità di spaziare nell’immaginario, di oltrepassare le forme conosciute, sono queste le migliori sensazioni che mi siano state date e riconosce in lui.
Da lì iniziò la nostra collaborazione.
Aprile 2015 Alessandro mi comunica l’intento di riprendere le etichette dei Monovitigni. Vorrebbe sostituire la forma della bottiglia e l’immagine esistente. Mi chiede quindi di pensare ed immaginare.
Vorrei provare a spiegare perché ho scelto l’illustrazione grafica e perché sia stato utile usarla, esistono dei poteri che solo essa possiede. Comunicare direttamente al subconscio: idee e concetti trasmessi in modo veloce, capaci di connettersi al cuore e alle emozioni. Quando si vuole che il messaggio non resti in superficie, ma vada più a fondo e sia più emozionante; quando si vuole che la nostra comunicazione diventi un prodotto di affezione: il pubblico ne parlerà in giro, la considererà forse un abbellimento o un arricchimento alla propria vita.
Ho scelto un tema che cercasse di parlare a tutti: il Circo.
Quando pronunci la parola Circo la mente vola e proietta immagini fantastiche, trapezisti, acrobati, giocolieri, domatori, tigri e coccodrilli, splendide fanciulle che volteggiano su corde e cerchi. Ma oltre a questo si cela all’interno lo sforzo disperato che l’uomo fa per organizzare la propria vita. Perché il circo è prima di tutto, lo spettacolo stesso della vita. Tutti gli elementi vi si ritrovano, gettati là, alla rinfusa, così violenti, così tragici, così teneri. Tutti, senza eccezione. La vita collettiva, per esempio. La più difficile che ci sia. Fatta di lavoro di squadra, di successi personali, di fallimenti, di gelosie, di bellezza e di miseria, d’amore, di vergogna, di odio. E il tetto provvisorio. Temporaneo come noi sappiamo essere – da qui la nostra perenne angoscia – la maggior parte delle case vere.
Ci si ritrova, ancora, la grazia. Perché ci sono dei bambini e il ritmo, perché ci sono degli animali e la paura, perché c’è l’uomo.
Il circo è uno spettacolo sempre al bordo della follia, ed è per questo che appassiona.
L’ importante è saper dare uno spettacolo del quale siamo soddisfatti alla fine, per uscire di scena con un vero sorriso sul viso.

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